I dati, i rapporti dell’Onu, del Parlamento Europeo, del Ministero degli Interni ci dicono che la prima causa di morte delle donne (prima ancora del cancro, delle guerre , della fame) tra i 15 e i 50 anni, a tutte le latitudini e a tutte le longitudini, senza distinzione di classe sociale, etnia, ambiente culturale, è la violenza da parte di mariti, fidanzati,amanti, padri , fratelli. Insomma l’assassino o il violentatore non è un mostro che viene da un’altra parte del mondo, ma è una persona con la quale la donna condivide un rapporto d’amore, d’amicizia, di parentela.
Quindi la violenza maschile sulle donne non può essere considerato un problema che attiene alla vita privata delle donne o delle singole coppie, ma è un problema politico che riguarda il rapporto tra i sessi, la sessualità maschile, l’ordine del mondo patriarcale.
E’ necessaria una vera e propria rivoluzione culturale, decostruire stereotipi, immaginari consolidati, modificare le relazioni di potere tra donne e uomini nel privato e nel pubblico. E’ necessario soprattutto che gli uomini si mettano in discussione come genere.
Nel ”pacchetto sicurezza” approvato dal Consiglio dei Ministri, si inserisce la violenza sessuale tra i reati di grave allarme sociale, ciò significa, ancora una volta, non tenere conto che il potere di un sesso su un altro è millenario, è un problema sociale, culturale, politico.
Infatti la violenza sulle donne non è aumentata, è cambiato il motivo per il quale viene perpetrata: oggi è la libertà delle donne, la loro possibilità di essere autonome, di volersi separare dal partner.
Non condividiamo pertanto la strumentalizzazione della violenza sulle donne per imporre politiche securitarie e repressive. Siamo quindi contro l’inasprimento delle pene, siamo contro i sindaci sceriffi, siamo contro la criminalizzazione di qualunque etnia. La violenza sulle donne non ha niente a che vedere con la mancanza di sicurezza nelle strade e non si risolve con un severo controllo dell’ordine pubblico.
La manifestazione di Roma del 24 novembre ha proprio questo obiettivo. Perché manifestare significa rendere manifesto, portare cioè un fatto culturale, sociale, politico sotto gli occhi di tutti. Vuol dire mettere allo scoperto ciò che è rimasto nascosto.
Per una reale alternativa di società , i partiti e i movimenti che si definiscono di sinistra devono necessariamente mettere al centro dell’agenda politica il rapporto tra i sessi nella famiglia, nei partiti, nella società.
COMITATO POLITICO REGIONALE PRC 19/11/2007
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2 commenti:
La manifestazione del 24 novembre è stata la prova che il movimento femminista è vivo più che mai. Si sono raggruppate donne di ogni età e provenienza. Donne solidali con altre donne in grado di smuovere prepotentemente le coscienze che non possono restare indifferenti ai dati forniti dalle statistiche sulla violenza alle donne. Non basta una manifestazione ma aiuta a porre l'accento e l'attenzione mediatica su una vera piaga sociale. Insieme possiamo cambiare l'attuale legge ed è nostro dovere farlo. Mi auguro di trovarmi accanto anche tutti i compagni che sanno cosa vuol dire essere uomini e non vigliacchi!
È giunta l’ora che ognuno di noi si impegni a mettere in pratica i buoni propositi che ci restituisce la grande mobilitazione femminile di Roma. Quella contro la violenza maschile sulle donne è una battaglia che esula da qualsiasi appartenenza politica o ideologica e per questo va combattuta in maniera unitaria. La dignità dell’essere umano deve primeggiare sempre e comunque.
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